martedì 6 maggio 2008

L'EUROPA IDEALE

La domanda che ci dobbiamo fare è “qual è la strada giusta per arrivare ad un Europa consapevole e veramente in concordia”? Qual è la strada giusta per il bene dell’Europa? A domande simili i nazionalisti di tutta europa hanno risposto, appunto con il nazionalismo esaperato, vari nazionalismi opposti fra loro, che chiarametne come risultato possono dare tante cose ma non “la concordia dell’europa”, il tutto per la gioia di “non europei” di varie religioni e concezioni anti europee. Chiaramente questa è la risposta sbagliata, i nazionalismi esasperati tendono a diventare opposti fra loro e ad essere un danno per l’Europa. Per dare una risposta che si avvicini ad essere quella giusta si deve prima di tutto definire cosa è l’Europa: l’Europa è una cosa concreta prima di tutto. Concreta in 2 sensi: dal punto di vista biologico e dal punto di vista territoriale. Il punto di vista biologico è importante perché, se si perde la componente biologica “indietro non si può tornare mai più”, il sangue è la cosa principale, il resto viene dopo. Il punto di vista territoriale chiaramente rappresenta “la parte del mondo chiamata Europa” che sappiamo bene qual è. Altro assioma semplice semplice è che la parte del mondo chiamata europa deve essere abitata da “europei biologici”, uno può anche essere europeo territoriale da 5 generazioni ma se non è europeo biologico per me non va assolutamente bene. Tuttavia fare una grande “europa nazione unica” sarebbe una boiata assurda in quanto verrebbe fuori un minestrone culturale che finirebbe per mischiare troppo le carte, portando a risultati incontrollabili(pensate solo a “quale lingua si dovrebbe parlare?”). Dunque, nazionalismi opposti no(e per nazionalismo intendo anche, che so, uno ce dice “la liguria è la mia patria”, cioè non per forza basati su entità politiche esistenti), nazioni gigantesce centralizzate nemmeno. La risposta giusta può essere la giusta via di mezzo: tante nazioni piccole a base culturale ferma restante la parte biologica, senza la quale il tutto salta. Due individui possono essere biologicamente simili e culturalmente diversi, e essi non potranno vivere nella stessa nazione se non si “assimilano culturalmente”. Queste piccole nazioni però non devono affatto cadere nella “trappola degli opposti nazionalismi”, altrimenti il tutto non avrebbe alcun senso chiaramente, dovrebbero collaborare fra loro per il bene comune, conscie di ciò che le unisce profondamente al di là delle piccole o grandi differenze culturali che avrebbero: il lato biologico è ciò che le unirebbe, ed allora anche la “patria metafisica” diventa un qualcosa di concreto, perché il lato biologico è concretissimo. Piccole nazioni unite “metafisicamente” dal lato biologico, differenziate dalle diverse culture da preservare. Per “solidarietà europea” una nazione europea aiuterà un’altra nazione europea in difficoltà aspettandosi altrettanto nel momento che va lei stessa in difficoltà, senza che, come è successo finora, da secoli, una nazione europea approfittasse delle debolezze delle altre per soggiogarle imponendo loro nazionalismi nuovi e culture estranee. Prima si è detto che il lato biologico se si cambia non torna più. Per la cultura il discorso è diverso, ci può essere “una certa assimilazione” sempre fermo restante il lato biologico. Ad esempio: la donna della nazione A sposa l’uomo della nazione B e procreano. Biologicamente non c’è alcun problema, la parte biologica viene portata avanti. Il problema è culturale e allora vale il detto “paese che vai usanza che trovi”. Se l’uomo si sposta nella nazione A è lui che deve “adattarsi alla cultura della nazione A”, cosa che non riuscirà a fare completamente, ma poco male, i figli riusciranno benissimo, visto che nasceranno nella nazione A e cresceranno a contatto con la cultura della nazione A. Moderata assimilazione di culture comunque “parenti” fermo restante il lato biologico. Non ho volutamente parlato finora di “europei biologici non residenti in europa”. Ora dico che “se Europa è madre di tutti, un figlio può anche allontanarsi dalla madre, ma resta suo figlio”. Questo tipo di europei si divide in “degeneri” e “fieri delle proprie origini”. Sui degeneri non ho intenzione di parlare, nel senso, se non son fieri della propria identità che vadano a perderla, dico solo che “da 2 europei biologici ma degeneri può comunque nascere un europeo biologico fiero”. I fieri che vivono fuori dall’europa(può succedere per tante circostanze), nella maggior parte dei casi non hanno possibilità fisica di tornare in Europa. E allora essi istintivamente cercheranno di creare qualcosa di compatibile con la loro fierezza, qualcosa di simile all’europa altrove. Gli europei biologici e territoriali dovranno appoggiare i tentativi degli europei biologici non territoriali di fondare qualcosa di simile all’europa nei posti geografici dove si troveranno, ma appoggiare fisicamente sarà possibile solo in parte per la distanza da una parte e dall’altra.. Però questo discorso non rientra più nel campo delle “piccole patrie in Europa”, chissà se si potrà mai parlare anche di “piccole patrie biologicamente europee fuori dall’europa, dove però per forza di cose si dovranno avere rapporti decenti anche con genti non europee, senza assolutamente assimilarsi a loro in quanto manca il lato biologico, cosa non indifferente.

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