Jane H.(vuole restare anonima) è una donna inglese di 30 anni, da 3 sposata con Mohamed Bin Asish, cittadino britannico di origine pakistana(immigrato di seconda generazione), musulmano osservante. La donna in questione in gioventù è stata un’attivista nazionalsocialista, fino al 2004 era iscritta al british national party perché credeva che nazionalsocialismo, orgoglio razziale e difesa della sua patria andassero di pari passo, ma poi conobbe Mohamed, pachistano nazionalsocialista, che le spiegò tante cose cosicchè lei cambiò le sue idee. Via quindi gli anfibi e i vestiti da “guerriera di strada” per lasciar spazio al più tradizionale chador, in ossequio alla sua nuova religione, via i discorsi sull’orgoglio razziale, ritenuti, a suo stesso dire “feccia da beceroni da ku klux klan e modo in cui gli ebrei cercano di sviare il problema, cercando di mettere contro popoli europei e popoli islamici”, per lasciare spazio ad una lotta a senso unico contro il vero nemico. Ai suoi ex compagni di avventure nazionalsocialisti scrive “ragazzi, stavamo sbagliando tutto, convertitevi e lottiamo contro il vero nemico”, e ancora “l’uomo bianco ha fatto il suo tempo, anche Hitler l’aveva capito e ha cercato di farlo capire ai posteri alleandosi, a guerra persa, coi popoli islamici di certo non bianchi; questa alleanza è un messaggio che troppe persone hanno capito, ripeto, convertitevi e lotiamo contro il vero nemico”. Il vero nemico è il sionismo ed il mondialismo, che a suo dire può essere sconfitto solo da una cultura forte e identitaria, cultura che gli europei non hanno più e non riavranno mai, cultura forte invece rappresentata dall’islam, religione che si sta diffondendo in europa e a suo dire rappresenta la vera reazione al tentativo di integrazione che i sionisti vogliono. Dice “I sionisti volevano far integrare tutti gli immigrati per una ben funzionante società multirazziale, ma non hanno fatto i conti con l’islam. L’europa fra 40 anni diventerà islamica e per i sionisti sarà la fine, verranno tutti scacciati dall’inghilterra e dall’intero globo, l’europa avrà una nuova identità, una cultura tradizionale e solidamente patriarcale, lontana dalle degenerazioni femministe moderne” e ancora “è un peccato come molti antisionisti siano accecati dall’orgoglio razziale e rifiutino di vedere che l’unica via per continuare la strada del nostro maestro Adolf Hitler è abbracciare la religione maomettana, che è la religione che più si avvicina all’ideale nazionalsocialista e per questo ha suscitato l’interesse del fuhrer in persona e anche di Himmler, senza contare tutti i gerarchi nazionalsocialisti convertiti”. E conclude la sua breve chiacchierata ridendo in modo sprezzante dei suoi trascorsi giovanili(dice “ero una femminista degenerata, mi vestivo da sgualdrina, anfibi, minigonna, e credevo di combattere il sistema del quale per il mio modo di pormi e vestirmi facevo parte”) e affermando che “solo ora ha trovato la sua strada verso il vero obiettivo”.
martedì 17 giugno 2008
martedì 6 maggio 2008
L'EUROPA IDEALE
domenica 20 gennaio 2008
CLANDESTINI GAY: ESPULSI A MENO DI PERSECUZIONE
CLANDESTINI GAY: ESPULSI A MENO DI PERSECUZIONE
Roma – I clandestini gay non vanno espulsi dal nostro Paese alla sola condizione che nella loro terra vi sia “il rischio grave e inaccettabile di persecuzione”. Lo sottolinea la Cassazione, osservando che la semplice “manifestazione esteriore di impudicizia sessuale” non rappresenta “giustificato motivo” per gli immigrati a non ottemperare all’ordine di allontanamento del questore.
In questo modo la Prima sezione penale (sentenza 2907) ha accolto il ricorso della Procura presso la Corte d’Appello di Bologna che si era opposta alla decisione del Tribunale di Modena, giugno 2006, di assolvere un marocchino gay che si era rifiutato di lasciare il nostro Paese sulla base del fatto che in Marocco sarebbe stato perseguitato per le sue tendenze omosessuali.
Per il Tribunale si trattava di “giustificato motivo” per il non avere ottemperato all’ordine di allontanamento. Per la Cassazione, invece, che ha disposto un nuovo processo, il giudice per stabilire se il clandestino omosessuale commetta o meno reato nel non obbedire all’allontanamento imposto dal questore deve valutare “l’esistenza del rischio per grave persecuzione”. Nel nuovo giudizio, dunque, sottolinea ancora la Suprema Corte nella sentenza 2907, il giudice dovrà verificare se “alla stregua della previsione del codice penale” del Marocco “sia penalmente sanzionata proprio l’omosessualità come pratica personale e non soltanto la manifestazione esteriore di impudicizia sessuale”. Nel qual caso, insiste la Cassazione, “non sussisterebbe il rischio grave e inaccettabile di persecuzione” tale da giustificare l’avere disobbedito all’allontanamento imposto dalla Questura.
da La Padania del 19/01/08STORIA TRISTE D’UN PADANO POVERO, MA NON ABBASTANZA
STORIA TRISTE D’UN PADANO POVERO, MA NON ABBASTANZA
Di Matteo Salvini
Si chiama Stanislao, ha 62 anni, è invalido al 70%, soffre di diabete, ha tanta voglia di lavorare, di fare qualsiasi lavoro e di vivere una vita normale.
Si è separato, è venuto nella grande Milano ma ha diversi difetti: non si droga, non beve, non è mai stato in galera e non è un clandestino. Anzi, ha l’aggravante di essere padano, veneto per l’esattezza, e di aver lavorato per trent’anni fino a quando la sfortuna e le vicende familiari non lo hanno messo in strada. Milano gli ha offerto un letto nel dormitorio di viale Ortles ed in quello di via Saponaro, tra immigrati ubriachi, risse e preservativi. Ma poi l’hanno sbattuto fuori anche da qua, perché non era abbastanza povero e doveva lasciare spazio a qualche clandestino.
L’ho incontrato questo pomeriggio, venerdì 18 gennaio anno del Signore 2008, e ho parlato con una persona ricca di dignità e di voglia di lavorare. Vedremo cosa riusciremo a fare, magari parlando tramite radio e televisione a quei tanti padani che prima di aiutare gente che arriva da lontano vorrebbero magari aiutare chi è nato in casa nostra. Il veneto Stanislao si prepara a rientrare nel dormitorio di via Barzaghi, fra rumeni ubriachi e gente che di lavorare e di tornare a vivere una vita normale proprio non ne ha voglia. Bisogna entrare tutte le sere entro le 21 e sloggiare tutte le mattine entro le 7,30 e durante il giorno passare delle ore a bere, a rubare o, pochini in verità, a cercare un lavoro. “Adesso vado e cercherò di trovare i soldi per il biglietto del tram”, mi ha detto. “Ma cosa te ne frega, viste le tue condizioni e come ti trattano penserai mica di pagare il biglietto del tram”, gli ho risposto. “Ma è un servizio pubblico, è giusto che io lo paghi”, risponde secco. Stanislao esce dal portone del Comune e io mi incazzo come una bestia se penso a tutte le volte che mi sento dire che bisogna aiutare, ospitare, dialogare, integrare… gli altri!
da La Padania del 19/01/08
lunedì 24 dicembre 2007
Gli italiani cambino per gli immigrati
Il sottosegretario De Luca: contaminiamoci per favorire l'integrazione, l'identità può mutare
Secondo la De Luca, infatti, a fronte del fallimento del modello francese, basato sull'assimilazionismo, ovvero far assorbire agli immigrati la cultura ed i principi francesi, e del modello inglese, basato sul multiculturalismo, ovvero far convivere diversi stili di vita e regole, bisognerebbe seguire un'altra via, ovvero un passo indietro da parte degli italiani, che si contaminerebbero, parole testuali della De Luca, delle culture e delle tradizioni di chi è appena arrivato sul nostro territorio, modificando i nostri usi e costumi per agevolare l'integrazione di chi continua a sentirsi ospite a casa nostra. Rinunciando alla propria identità che, come ripete la stessa De Luca, "non è statica, ma si deve evolvere". In pratica cominciando a mangiare cus cus al posto della polenta o della costina di maiale, togliendo i crocifissi e i simboli cristiani dai nostri luoghi pubblici e dalle nostre case e magari, già che ci siamo, applicando anche la sharia, potremmo favorire un'integrazione con chi viene da noi e a tutto questo non intende rinunciare.
lunedì 17 dicembre 2007
Bianchi e orgogliosi
La mancanza di orgoglio bianco è veramente una cosa strana e triste, perchè nessun gruppo ha maggior diritto al mondo di essere orgoglioso della gente bianca. Le glorie e la grandezza che gli uomini e le donne della nostra stirpe hanno conquistato nei secoli dovrebbero fungere da base di un orgoglio eterno e di ispirazione per le persone bianche ovunque.
Noi abbiamo solcato i mari, coltivato vaste lande, scalato montagne e viaggiato nelle profondità degli oceani e nel gelido vuoto dello spazio. Abbiamo costruito grandi civiltà, creato opere di una bellezza da mozzare il fiato e fatto fiorire il deserto.
Le conquiste tecnologiche della nostra gente, dal calendario megalitico di Stonehenge alla camminata sulla Luna degli astronauti dell'Apollo, sono ineguagliate.
Abbiamo fatto nascere filosofie sublimi, sconfitto malattie mortali e compiuto entusiasmanti azioni di eroismo e sacrificio personale.
Noi siamo la stirpe di Shakespeare, Leonardo da Vinci, Beethoven ed Omero. Siamo i figli e le figlie di Leif Ericson, Cristoforo Colombo, Sir Francis Drake e Magellano. Siamo il popolo di Alessandro il Grande, Cesare, Napoleone, Washington e Robert E.Lee. Siamo i discendenti di Pitagora, Galileo, Copernico, Newton e Darwin.
Solo l'elencare le grandi conquiste della nostra stirpe richiederebbe il lavoro di una vita.
Nessuno ha più motivi per essere fieri di noi!
Perchè un individuo sia psicologicamente in salute, deve avere un chiaro senso di identità e di autostima. E perchè la nostra stirpe nel complesso sia forte ed in salute, la gente bianca in ogni luogo deve sviluppare un senso di identità e di valore della stirpe. Non c'è modo migliore per ottenere questo indispensabile livello di consapevolezza dell'essere orgogliosi della nostra gente e delle sue conquiste.
Perciò siate orgogliosi della vostra stirpe - orgogliosi di quello che abbiamo conquistato nelle epoche passate ed orgogliosi di quello che conquisteremo quando giungeremo alle stelle.
Siate bianchi ed orgogliosi di esserlo!
domenica 9 dicembre 2007
ETNICISMO
Si è parlato di rispetto verso le etnie diverse. Sia chiaro che rispetto non vuol dire assolutamente rinunciare alla nostra identità etnica né farci mettere i piedi in testa nel caso che persone di altre etnie puntino a distruggere la nostra o a sottometterla. Rispetto e pace non significa che se qualcuno punta alla nostra distruzione debba agire indisturbato, e questa è una legge che non vale solo per l’etnia bianca, ma per la vita in generale. Nessuno sano di mente prova piacere a contemplare la decadenza di qualcosa del quale si sente parte. A chi si avvicinerà a questo blog e non condivide quello che ho detto: per favore evitiamo gli insulti e discutiamone da persone civilizzate e civili, non siamo in una dittatura oppressiva e si può parlare liberamente anche se si hanno idee diverse, magari rimanendo sulle proprie posizioni ma non per questo puntare ognuno alla distruzione dell’altro.